“Murder on the Orient Express” ennesimo remake o geniale trasposizione teatrale ?!
Assassinio sull’ Orient Express, è un film del 2017 tratto dal romanzo giallo della pioniera femminista Agatha Christie.
Il libro fu scritto a Istanbul nella stanza 411 del Pera Palace Hotel, attualmente adibita a museo in onore di A. Christie. Fu pubblicato in fascicoli nell’estate del 1933 dal Saturday Evening Post. Ne venne poi pubblicata in Italia una versione nel 1935 censurata sotto il regime fascista sia per i riferimenti al sesso, che al suicidio e ai luoghi comuni sugli italiani (gangster per eccellenza); solo nel 1987 ne venne pubblicata una versione integrale.
Il personaggio principale è il detective belga Hercule Poirot, un soggetto baffuto e goloso, narcisista ed esteta, ma anche un sensibile gentiluomo. Una personalità spesso riconosciuta come arrogante perché profondamente consapevole di sé in maniera decisamente introspettiva, una mente geniale in un mondo costantemente in disordine; da qui la sua mania ossessiva per la perfezione e l’equilibrio.
La storia ha inizio a Gerusalemme, siamo nel 1934 davanti al muro del pianto, Chiesa del Santo Sepolcro. Poirot ha appena risolto un caso e si accinge a scrollarsi di dosso la realtà andando in ferie ad Istanbul, progetto vanificato da un caso urgente che lo aspetta a Londra.
Così si unisce alla compagnia di un treno in teoria già al completo, su cui trova accesso solo grazie all’amicizia col direttore del mezzo. Ed eccoci sull’Orient Express in questione, tratta Istanbul – Trieste – Calais.
Sul treno viene avvicinato, tra gli altri, dal Signor Samuel Edward Ratchett, che gli propone un lavoro da sentinella, rivelandogli di essere stato minacciato e di sentirsi costantemente in pericolo, ma Poirot rifiuta di immischiarsi con un soggetto così losco.
Poco dopo il treno è costretto a fermarsi in seguito ad una slavina di neve sulle rotaie di una tratta in Jugoslavia, e l’indomani mattina viene ritrovato il corpo esanime di Ratchett.
L’amico di Poirot a capo del treno è costretto a chiedergli aiuto così da chiudere il caso prima che arrivino i soccorsi, altrimenti il treno non riuscirebbe a ripartire.
Dopo le indagini emerge subito che il Signor Ratchett è in realtà un ricercato italiano di nome John Cassetti, fuggitivo da anni per il delitto della piccola Daisy Armstrong.
Questo frammento di storia è ispirato alla tragedia dell’aviatore Statunitense Charles Lindbergh, noto per aver compiuto la prima traversata in solitaria dell’oceano Atlantico. Suo figlio Charles Junior fu uno dei primi casi di rapimento di risonanza internazionale proprio per la notorietà del padre. Inoltre nonostante egli avesse pagato il riscatto del rapimento, il bambino fu comunque ucciso a soli due anni e ritrovato a poche miglia di distanza da casa. Il presunto colpevole sempre dichiaratosi innocente venne condannato alla sedia elettrica; questione che ispirò anche un altro libro di J. Roth ovvero J. Edgar da cui il film con Leonardo Di Caprio. Sonia Armstrong che era incinta del secondo figlio partorì prematuramente per lo shock, parto al quale non sopravvissero entrambi, motivo per cui il colonnello stesso trovò conforto solo nel suicidio.
Le indagini sono un susseguirsi d’indizi e di incroci tra le due storie, così com’era stata tutta la campagna pubblicitaria, i poster e le interviste in precedenza. In vero stile giallo.
Le immagini sono di pura teatralità, con le inquadrature tipiche tra le tende di velluto rosso, e con un elegante tocco bretone (vedi scena sotto alla galleri ).
Il film è un remake, dopo le versioni del 2001 e del 2010, e dell’ancor più storica versione del 1974 di Sidney Lumet con A.Finney, L.Bacall, I.Bergman, e S.Connery.
Il film è girato con la pellicola 65mm, quindi con una definizione decisamente miglior e in netto contrasto con le altre versioni, ed è chiaro in ogni fotogramma; costato ben 50 milioni di dollari ne ha incassati 330 in tutto il mondo.
Motivo per cui è stato subito annunciato un sequel, riferito al libro “Poirot sul Nilo”.
Le riprese sono state fatte in gran parte ai Longcross studios di Londra, e poi a Malta, e al Colle del Gran San Bernardo tra Italia e Svizzera, è uscito nelle sala Usa il 10/11/2017 e in Italia il 30/11/2017. Prodotto tra gli altri da Ridley Scott, e Kenneth Branagh (noto membro irlandese della Royal Academy of Dramatic Arts di Londra, visto di recente anche in Dunkirk di C.Nolan ). Che oltre a occuparsi della regia interpreta anche il ruolo principale. Il film porta la firma anche di Michael Green (Blade Runner 2049/Alien/Thor/Logan) per la sceneggiatura e quella di Haris Zambarloukos (Cenerentola, Thor, Mamma mia ) per la fotografia. Le musiche sono di Patrick Doyle ( Cenerentola, Mamma mia, Thor ) ed il cast stellare comprende tra gli altri P. Cruz, W. Dafoe, J. Dench, J. Depp e M. Pfeiffer che non eccellono in un contesto così ibridato tra teatralità e commercialità.
Spicca invece la promettente D. Ridley già vista di recente in alcuni episodi di Star Wars.
La versione è decisamente sopra le righe per quello che è il libro in sé, o anche rispetto alla prima trasposizione cinematografica, decisamente non si può confrontare un’icona della letteratura britannica come Poirot a quello che troviamo in questa versione decisamente moderna seppur con stile.
Il grande pubblico potrebbe tranquillamente appassionarsi a questa versione ultra baffuta e romantica del personaggio, specialmente se in compagnia di cast di attori così popolari. “L’omicidio prevede una frattura nell’animo umano”, ci fa notare il detective nel film, teoria che evidentemente accomuna gli scrittori inglesi visto che viene subito in mente l’analogia con gli Horcrux e J.K. Rowling, chissà allora in questo nostro momento storico cosa penserebbe Poirot sull’animo umano…